
22/09/2010
Nuove imprese dalla ricerca: dai pannelli solari per le barche alla schiuma ibrida per la bioedilizia. Di seguito l'articolo di Marzio Bartoloni su Il Sole 24 ore del 24/03/2010. "C'è il ricercatore che si è inventato i pannelli fotovoltaici per la barca da regata di Giovanni Soldini e ora con il famoso velista si è messo in società costituendo un paio di imprese all'avanguardia nel settore dell'energia: la Solbian e la Solbian Energie Alternative.
C'è chi realizza nano etichette per farmaci (la Scriba nanotecnologie) e chi ha rischiato di fallire e invece ora con la Litech Spa e 5 brevetti nel suo portafoglio vende apparecchiature diagnostiche mediche portatili in mezzo mondo. O chi in Campania grazie ad una preziosa schiuma ibrida (poliuretano-cemento) punta alla bioedilizia e con la società Hypucem, costituita appena un anno fa, si prepara a fare il salto di qualità con un grosso partner industriale tedesco. E infine c'è chi come Vittorio Malacalza, una vita nel commercio dell'acciaio, a settant'anni si lancia nell'hi-tech tra superconduttori e magneti per il biomedicale in partnership con i ricercatori.
In Italia la ricerca non è solo trampolino di lancio per cervelli in fuga, ma terreno di coltura per creare impresa. Lo dimostra la carica degli oltre cento tra spin off e idee d'impresa che in oltre dieci anni sono cresciuti all'ombra del consiglio nazionale delle ricerche, l'ente pubblico di ricerca più grande d'Italia che dopo averli “coccolati” e sostenuti ora li conta e cerca di aiutarli a fare il grande salto: diventare imprese capaci di aggredire senza paura i mercati innovativi. I numeri del Cnr sono importanti: dal 2000 sono 45 gli spin off già costituiti, 15 in via di riconoscimento e molte altri i nuclei d'impresa che hanno tanta voglia di mettersi in gioco. Tutte realtà, queste, che si sono date appuntamento domani e venerdì a Roma nella sede dell'ente di ricerca per guardarsi negli occhi e aiutarsi l'una con l'altra facendo rete. E soprattutto per mettersi in vetrina come “emerging companies” per attrarre capitali privati e nuovi finanziatori. Perché l'entusiasmo iniziale e un'idea vincente non bastano per riuscire a camminare con le proprie gambe: il difficile è fare il salto dimensionale dal nucleo iniziale di 4-5 soci a 20-30 addetti – spiega Manuela Arata, che si occupa della technology transfer al Cnr, ed è un po' la “madrina” di queste iniziative -, noi mettiamo a disposizione personale, laboratori e la nostra credibilità poi bisogna aiutarli a diventare più grandi.
E' qui il Cnr da solo non basta: per questo l'idea è di favorire aggregazioni tra tutte queste nuove imprese in modo che tra di loro si possano dare il sostegno tecnologico necessario. La tappa successiva, però, è quella di attrarre capitali freschi e partner imprenditoriali: “credo che questo sia il momento giusto – aggiunge Arata -, dopo l'esplosione della bolla finaziaria gli investitori privati devono cominciare a guardare ad investimenti concreti, magari a lungo periodo, ma in grado di creare industria e profitti veri”. E le occasioni per investire nell'hi-tech non mancano. Gli spin-off del Cnr offrono un po' di tutto: dai materiali innovativi per le applicazioni industriali all'ambiente; dalla strumentazione elettromedicale alla optoelettronica; dalle nanotecnologie alla diagnostica di tipo alimentare fino all'impiego dell'Ict nelle scienze umani e sociali. Tutta ricerca fatta in casa e magari diventata anche brevetto che ora vuole vestirsi da impresa. Ai ricercatori serve management e capacità gestionale – conclude Arata – noi proviamo a formularli, ma se viene un contributo da fuori tanto meglio. Insomma porte spalancate all'impresa. Soprattutto ora che, dopo la recente riforma degli enti di ricerca, il Cnr potrà partecipare al Venture capital".