08/24/2021
Lassù, a Nord, decine di km oltre il Circolo Polare Artico vive la Lapponia.
Si, proprio “vive” perché la Lapponia è sinonimo di “natura”.
La Lapponia è decisamente grande: il suo territorio si estende per ben quattro nazioni: Norvegia, Svezia, Finlandia e Russia.
Fabrizio ed io siamo ritornati da poco dal trekking durato oltre due settimane, immersi nella parte svedese del territorio lappone, dove esistono spazi ancora non antropizzati. Dove madre natura riesce – almeno per ora - ad imporre le proprie regole senza dover subire compromessi imposti dalla civiltà umana.
Abbiamo voluto immergerci in questa “porzione di pianeta fuori dal mondo” per sperimentare, per capire ancora meglio, per vedere nel dettaglio cosa significasse “wilderness” a quelle latitudini.
Abbiamo ideato e percorso un itinerario esplorativo effettuato in totale autonomia: dalla tenda ai sacchi a pelo al cibo al materiale alpinistico all’abbigliamento per fronteggiare temperature da sotto zero a oltre 30 gradi… insomma lo zaino sulle spalle pesava 23 kg… e una parte importante di questo bagaglio era imputabile alle macchine fotografiche, al satellitare, all’attrezzatura che ci ha permesso di prendere nota di ciò che incontravamo durante il cammino. Ma un’altra esigenza ha dettato le regole di questo trek: quella di cercare di effettuare il viaggio “in punta dei piedi”; volendo rispettare, in tutto e per tutto, l’ambiente. Documentare senza lasciare traccia, almeno evitare quella invasiva.
Dunque come riuscirci? Come far funzionare tutte quelle apparecchiature elettriche ed elettroniche? Occorreva, di certo, evitare di portarci dietro - per poi smaltire – le tante stilo e mini stilo necessarie a garantire il funzionamento degli apparecchi per un periodo lungo oltre 14 giorni.
Poi l’idea.
Lassù in Lapponia, in questo periodo, si è sempre accompagnati da un local-partner: il sole!
La palla infuocata non va mai a dormire.
“Il sole di mezzanotte”, verso le 19,30/20 inizia a scendere avvicinandosi alla linea dell’orizzonte a nord ma rimane sempre visibile, regalando minor luce rispetto a quella mattutina e pomeridiana ma, bontà sua, garantendo sempre e comunque un buon irraggiamento.
Ecco allora, il passo è stato breve: abbiamo contattato la ditta Solbian di Avigliana che, dopo aver analizzato il nostro progetto, ci ha messo a disposizione i propri ingegneri per comprendere quale fossero le necessità durante il trek: e, con la loro esperienza e know-how si sono prodigati per cercare di trovare insieme a noi la soluzione migliore: l’ottenimento di energia pulita creandola direttamente sfruttando il sole, sempre così presente.
Dopo aver effettuato tutti i calcoli per individuare la capacità di energia che sarebbe risultata mediamente necessaria, hanno predisposto dei pannelli solari ad hoc da poter utilizzare durante i campi a fine giornata – quando i pannelli solari venivano appoggiati solitamente sopra alla tenda – ma, ancora più utili, ci hanno fornito i pannelli solari da agganciare all’esterno degli zaini, sia nella parte superiore degli stessi che lungo il lato verticale, ottenendo energia anche durante il cammino. Così facendo abbiamo avuto la possibilità di utilizzare apparecchi elettronici costantemente carichi e pronti all’uso.
Durante il trekking abbiamo esplorato lande desolate; abbiamo incrociato renne che pascolavano in libertà incuriosite da due bipedi così carichi; abbiamo seguito ruscelli gorgoglianti per dissetarci. E nel mentre il sole è rimasto proprio “quasi-sempre” sveglio.
Salito il Kebnakaise – la montagna più alta della Svezia – sulla cui cima abbiamo registrato la temperatura di -19 gradi C, siamo tornati al campo base con le apparecchiature completamente scariche: durante la salita il vento aveva giocato con le nubi, oscurando a lungo il sole. Ma poi, il mattino dopo, smontato la tenda e ripartiti per la meta successiva, con il sole a comandare, abbiamo potuto ricaricare comodamente i diversi power banks e di seguito le attrezzature.
Durante il nostro percorso che inseguiva il Kungsleden (Il Sentiero del Re) sviluppandosi per un lungo tratto in territorio svedese, abbiamo incontrato anche temperature decisamente elevate - e per nulla solite alla Lapponia - sfiorando addirittura i +38 gradi C: certo che se avessimo avuto anche un climatizzatore portatile avremmo tentato di attaccarlo ai pannelli… !
Al termine del trekking, mentre eravamo alla stazione ferroviaria in attesa del treno che ci avrebbe dovuto riportare all’aeroporto di Kiruna per il ritorno a Torino, con molta circospezione si avvicina a noi un gruppetto di ragazzi e ragazze Cinesi; dopo aver scrutato a lungo i nostri zaini si decidono a salutarci e ci chiedono di poter avere delle informazioni: “Certamente si” rispondiamo loro, sicuri che avrebbero domandato info sull’itinerario percorso con il mastodontico zaino. Ed ecco la sorpresa: volevano capire che cosa fossero gli strani marchingegni esposti all’esterno delle nostre grandi sacche: dopo aver compreso che erano pannelli solari non smettevano più di far domande riguardo a come li avevamo utilizzati ma, fortunatamente, da lì a poco, è sopraggiunto il treno a salvarci.
Dunque un particolare ringraziamento alla società Solbian – Energie Alternative S.R.L. sita in Avigliana - che ci ha permesso di risolvere e gestire una problematica fondamentale in un trekking così impegnativo.
Fabrizio Rovella (Esploratore e Sognatore)
Davide Dematteis (INA, INSA, AMM)